PASSATO E PRESENTE

Il Salento è una terra ricca di ulivi, piantagioni di viti, alberi da fico e produzioni di ortaggi.

Sin dai tempi più remoti si sono utilizzati i prodotti dei campi. Le verdure selvatiche che crescono spontaneamente lungo le campagne incolte (zancuni, e cicureddhe) un tempo erano consumate giornalmente dai nostri contadini: era il loro pasto principale insieme al pane e a un bel bicchiere di vino.

Le rape con i legumi, costituiscono un piatto completo e nutriente. I piselli e i cavoletti neri saporissimi con la massa, le fave e le cicorie (fae e cicore) sono  piatti poveri ma genuini, che hanno spesso costituito l’unica “portata” della mensa di gente semplice che, non poteva acquistare cibi costosi e prelibati, come ad esempio la carne; le rimanenze della portata  erano poi conservate per il giorno dopo.

Oggi le abitudini sono completamente cambiate: non solo si cambia menù ogni giorno,( mentre questo nel passato era ripetitivo), ma il più delle volte buttiamo i resti del nostro pranzo.

Certo noi giovani, abituati al benessere, non potremmo mai e poi mai, metterci nei panni dei nostri nonni o bisnonni, infatti, ascoltiamo con grande stupore tutti i loro racconti fatti da rinunce e privazioni. Un tempo l’alimentazione variava a seconda le stagioni.

D’inverno, stagione del freddo e del cibo razionato, ci si nutriva con legumi e si consumavano le provviste. La primavera offriva una maggiore quantità di prodotti agricoli. I giorni di festa si usava preparare la pasta fatta in casa (maccarruni), chi allevava qualche gallo, lo decapitava e lo preparava secondo i propri gusti.

Con l’arrivo dell’estate, a tavola, i piatti erano più vari: zucchine lesse, peperoni arrostiti (pipirussi rrustuti), i pomodori trifolati (pimmiddori scattarisciati), frutti di stagione, meloni, uva e fichi. Quest’ultimi, spaccati e messi a seccare al sole, erano poi infornati con o senza mandorle., l’estate era il tempo in cui (come le formiche) si pensava a preparare le provviste per la stagione fredda.

Melanzane e peperoni erano conservati sott’olio o sott’aceto. I pomodori legati alla “pendolara” oppure utilizzati per la salsa e la conserva. Si preparavano anche le marmellate di frutta: pere, pesche, uva e mele cotogne. La colazione dei nostri nonni era composta da una fetta di pane con sopra spalmato uno strato di marmellata.

L’estate era la stagione del benessere, dell’allegria e di tanto lavoro. Alla fine dell’estate si cominciava a pensare alla raccolta dell’uva per fare il vino per la famiglia; i fichi d’india, invece, venivano raccolti e conservati fino a Natale,il grano, veniva macinato e la farina serviva per fare le friselle (friseddhre) per l’inverno.

Attualmente, invece, il regime alimentare si è abbastanza evoluto.