Antonietta De Pace e il Risorgimento del Sud
a cura di M. Gabriella de Judicibus


Antonietta De Pace nasce a Gallipoli, il 2 febbraio 1818, da una famiglia ricca e nobile.
Il padre, Gregorio De Pace è banchiere e sindaco della città e la madre, donna Luisa Rocci Girasoli, è di origini aristocratiche.
Antonietta è bella e fiera, non tollera le ingiustizie sociali e la sua anima generosa si rivela già a tredici anni quando si rende conto delle condizioni di vita durissime dei contadini che lavorano nelle campagne di Ugento: la malaria, il tifo, la tubercolosi sono le malattie più diffuse dovute alla presenza delle paludi infette( il plasmodium malariae era veicolato nel corpo delle povere vittime dalla puntura della zanzara anofele …), dalla mancanza di acqua potabile sostituita dall'acqua putrescente delle cisterne, dalle condizioni igieniche precarie aggravate dall'alimentazione insufficiente.
I bambini spesso rimangono orfani in tenera età ( quando riuscivano essi stessi a sopravvivere alle malattie ed alle privazioni) proprio come Vincenzo Veltrò, un bimbo ammalato di malaria la cui madre è deceduta per la malattia ed il cui padre è morto pescando in alto mare a Torre San Giovanni; la vicenda di Vincenzo tocca il cuore di Antonietta che comincia a vibrare contro quelle che le sembrano terribili sventure aggravate dall'ingiustizia sociale; ancora adolescente, infatti, viene a contatto con un altro episodio che la porterà ad intervenire in prima persona in difesa dei deboli e degli oppressi:una donna, Tonina, detta "la donna del Pilone" vive come una belva ferita a causa del marito che la costringe a stare fuori da casa dove lei si è costruita un riparo con tavole e canne e spesso la bastona selvaggiamente, dandole da mangiare i propri rifiuti che lei non riesce a masticare poiché è senza denti.
Antonietta le regala vestiti, del cibo ed un temperino per tagliuzzare il cibo e poterlo ingoiare.
Con quel coltello però, la donna aggredisce ed uccide il marito; Antonietta ne rimane sconvolta e decide di studiare Legge per poter lottare contro la miseria morale ed economica della società a lei contemporanea ed in particolar modo per dare voce a tanti derelitti, donne, bambini, privi di mezzi di sussistenza ed incapaci di reagire dinanzi all'ingiustizia sociale.
Ma il destino cospira contro di lei e suo padre viene lentamente spegnendosi consumato da una malattia misteriosa, fino a spirare lasciando la famiglia nella disperazione e nella dolorosa scoperta della rovina finanziaria. In realtà tutto è stato architettato dalla mente diabolica di un figlio adottivo nonché segretario del padre in combutta con l'amministratore dei beni della famiglia De Pace.
Antonietta si reca a Napoli, ospite della sorella Rosa e del cognato Epaminonda Valentino, detto "Mino", ardente mazziniano che presenta la cognata al circolo dei cospiratori i quali, inizialmente non la accettano ma in seguito, colpiti dal coraggio e dall'intelligenza di lei la considerano parte integrante del gruppo patriottico meridionale.
Nel 1830 iniziavano i tentativi rivoluzionari della Giovane Italia che culminavano con la tragica morte dei fratelli Bandiera in Calabria, nel 1844. Nel 1848, è sulle barricate, travestita da uomo, al fianco di Giuseppe Libertini finché anche il Regno delle due Sicilie ottiene la sua costituzione concessa da Ferdinando II e abrogata l'anno successivo con un decreto cui fa seguito una repressione durissima: viene arrestato anche Valentino che, condotto nel terribile carcere dell'Udienza, a Lecce, e rinchiuso nelle celle fetide, buie e senz'aria che caratterizzavano quel luogo di detenzione muore per collasso cardiaco invocando l'aria…
Antonietta non si dà per vinta; sotto lo pseudonimo di Emilia Sforza Loredano mantiene i collegamenti tra i mazziniani di Puglia e quelli delle altre regioni italiane, si affilia ad un gruppo mazziniano che fa capo al tarantino Nicola Mignogna e cospira contro i Borboni fino al momento del suo arresto, avvenuto nel 1855.
La coraggiosa donna viene segregata per 15 giorni, in uno stanzino di un metro quadrato costretta a non riposare e a non muoversi neanche per i propri bisogni dal crudele commissario Campagna che, però non ottiene da lei alcuna confessione. Tradotta in un tetro carcere femminile, ivi rimane per quasi due anni, durante i quali è sottoposta a ben 46 udienze che si concludono con l'escarcerazione essendo tre giudici su sei, contrari alla pena di morte.
Esce dall'esperienza prostrata nell'animo e nel fisico ma nell'ottobre del 1858, Antonietta conosce e si innamora di Beniamino Marciano, patriota bergamasco in esilio che la corrisponde pienamente.
Purtroppo Antonietta non ha tempo per se stessa e per l'amore, il suo compito è quello di dare la propria vita per la causa rivoluzionaria e in effetti, attraverso le vicende della sua esistenza terrena è possibile ripercorrere le tappe del Risorgimento italiano.
La troviamo intenta a raccogliere fondi, armi ed adesioni per Garibaldi, diffondendo il giornale rivoluzionario "L'ordine", stringendo amicizia con altre celebri e coraggiose donne tanto da dare vita, a Napoli, ad un circolo caratterizzato dalla presenza femminile; e ne apprezziamo il coraggio allorché, morto Ferdinando II, ella giustifica il suo scialle rosso esibito al balcone durante i funerali del re dicendo:"…non è certamente ingratitudine non compiangere un re, il quale aveva permesso che una donna innocente si tenesse 18 mesi in prigione con interminabile processo e con requisitoria di morte!"
L'impresa dei Mille è vicina, Antonietta si reca a Salerno dove Marciano presiede un comitato d'azione per la liberazione del Regno e dove Garibaldi giunge poco dopo, affermando, dopo aver saputo della dura esperienza di Antonietta de Pace: "Sono felice di essere venuto a spezzare le catene ad un popolo generoso, il cui governo non aveva rispetto nemmeno delle donne!"
Il 7 Settembre 1860, l'eroe dei due mondi fa il suo ingresso trionfale nella capitale dell'ex regno di Napoli, con l'indomita gallipolina al suo fianco e per lei, egli stesso decreta quanto segue:" Si accordano ducati 25 al mese, vita durante, ad Antonietta De Pace, per i danni e le sofferenze patite per causa di libertà".
L'anno dopo, Antonietta è a Torino per i funerali di colui che è considerato l'anima politica del Risorgimento italiano: Camillo Benso conte di Cavour.
Nel 1862 con le sue nobili e valorose compagne di battaglia, la troviamo nuovamente intenta a raccogliere fondi per la terza guerra di indipendenza, nel corso della quale muore, colpito al petto, il figlio di Epaminonda Valentino, Francesco, amato da Antonietta come un figlio.
Garibaldi scrive ancora: "Grazie a voi, grazie alle nobili vostre amiche. Degno del vostro cuore è il generoso sussidio mandato ai miei compagni. Voi donne, interpreti della divinità presso l'uomo, molto già avete fatto per l'Italia: molto ancora dovete operare per l'avvenire. Molto confido nelle donne di Napoli. Vi accludo rispettosi ed affettuosi saluti."
Gli anni seguenti sono quelli della spinosa questione pontificia; Roma ed il papa non possono essere "toccati" senza incorrere nell'ira e nelle armi dei francesi di Napoleone III°.
Solo dopo la guerra tra Prussia e Francia, dopo la deposizione dell'imperatore francese, nel 1870, sarà possibile per i bersaglieri penetrare a Roma attraverso la breccia di Porta Pia e consentire l'annessione dello Stato Pontificio al resto del regno d'Italia
L'impegno di Antonietta per i più deboli, per i più poveri non si affievolisce con il venir meno dell'impegno rivoluzionario, anzi, ella è protesa verso l'istruzione specialmente delle donne che, a suo avviso, solo attraverso la cultura possono riscattare la propria condizione sociale.
Nell'agosto del 1891 Antonietta è per l'ultima volta nella "sua" Gallipoli dove partecipa con gioia ma anche con la mestizia di un presagio di morte, alla pesca notturna nelle acque prospicienti al castello.
L'anno successivo si ammala ed il 4 Aprile del 1893, spira tra le braccia dell'adorato marito, nella residenza estiva di Portici, vicino a Napoli.

Indicazioni bibliografiche
Antonietta De Pace-Patriota gallipolina di O.Colangeli- Editrice Salentina.Galatina 1967
Antonietta De Pace rivoluzionaria gallipolina di Augusto Buono Libero-Tipografia 5Emme -Tuglie- Lecce 2001-11-19
Antonietta De Pace settaria e patriota nel contesto rivoluzionario napoletano-Saggio di Maria Sofia Corciulo (Direttrice del Dipart.di Storia delle Istituzioni Politiche all'Università "La Sapienza" di Roma
Antonietta e i Borboni di Emilia Bernardini32.